Memoria procedurale: ecco che cos’è e a cosa serve
Sai cos’è la memoria procedurale?
No? Eppure questo è, tra i vari tipi di memoria, quello che ti rende possibile varie attività quotidiane come lavarti o vestirti.
Ma può esserti utili anche nello studio e in qualsiasi altro campo della vita, nonostante sia di fatto implicita e non consapevole. In poche parole: automatica.
Si tratta della memoria che ci aiuta a ricordare come si fanno le cose e come si usano gli oggetti. Perché anche se certe cose le diamo ormai per scontate, così effettivamente non sono. E non per tutto c’è un app che dice cosa fare.
Capire come funziona la memoria risulta quindi fondamentale per svolgere al meglio ogni azione giornaliera e può aiutarti a migliorare la tua concentrazione e ad ottimizzare i risultati.
In questo articolo cercheremo di scoprirne di più. Anzi, a questo punto iniziamo subito.
Alla scoperta della memoria implicita
Pronto per iniziare? Allora apri la mente e cominciamo, perché dovremo riuscire a districarci tra memoria a lungo termine e a breve termine. E poi a distinguere tra memoria episodica, esplicita e, appunto, procedurale.
Memoria a breve e a lungo termine: differenze
La memoria è la capacità psichica del cervello di recepire e immagazzinare informazioni. In grado al contempo di poter generare un richiamo di informazioni assimilate, attraverso il ricordo di esse.
Questo processo, detto mnemonico, si articola dunque in tre fasi:
- Ricezione di uno stimolo, con conseguente acquisizione e codificazione dello stesso;
- Ritenzione ed immagazzinamento dell’informazione in memoria per un determinato lasso di tempo;
- Riconoscimento o recupero dell’elemento precedentemente codificato.
Inoltre, come abbiamo già accennato, la memoria può essere distinta in:
- Memoria a breve termine, detta anche memoria attiva o primaria;
- Memoria a lungo termine (di cui fa parte anche la memoria procedurale).
Quello che forse non sai è che è possibile quantificare quante informazioni è capace di contenere la memoria a breve termine. L’unità di misura in questo caso si chiama span ed è in grado di conservare tra i 5 e i 9 elementi nell’arco di 20 secondi circa.
Ciò avviene grazie ad alcuni neuroni che, attraverso una piccola attività elettrica, percorrono un circuito che stimola la formazione di contatti stabili tra cellula e cellula. In alcuni casi questo produce dei sottili prolungamenti che chiudono in circuito.
Mentre la memoria a lungo termine sta al cervello come una memoria di massa sta ad un computer. Si tratta, in poche parole dell’nostro hard disk. Essa è potenzialmente in grado di memorizzare informazioni per il resto dei nostri giorni.
La struttura cerebrale principale coinvolta nella memoria a lungo termine è la formazione dell’ippocampo.
Filosofia della memoria
Gli studi sulla memoria hanno coinvolto non solo scienziati, ma storicamente anche grandi filosofi di tutti i tempi.
A partire da Cicerone, Quintiliano, Sant’Agostino, San Tommaso, Giordano Bruno e Leibniz.
Basti pensare che già Plotino, filosofo greco antico, aveva distinto tra memoria corta e lunga. Ma anche tra quella definita “indistruttibile” perché poteva contare sulla forza dell’immaginazione.
In età classica se ne occuparono anche Platone e Aristotele, in particolare identificando la fase di “conservazione di sensazione” e quella di “reminiscenza” dell’informazione.
Il primo scriveva: “supponi che vi sia nella nostra anima una cera impressionabile, in alcuni più abbondante, in altri meno, più pura negli uni, più impura negli altri. È un dono, diciamo, della madre delle Muse, Mnemosine: tutto ciò che desideriamo conservare nella memoria di ciò che abbiamo udito, visto o concepito si imprime su questa cera che noi presentiamo alle sensazioni o alle concezioni. E di ciò che si imprime noi ne conserviamo memoria e scienza finché ne dura l’immagine”.
Mentre per Aristotele: “Non potremmo ricercare ciò che è oggetto della nostra ricerca se prima non ne avessimo avuto conoscenza. Grazie infatti alla prolessi si pensa ai caratteri di ciò in base alle precedenti sensazioni”.
Non mancano tracce significative in età medievale, dove tutta la filosofia definì la memoria come un bene prezioso, ma nemmeno in quella rinascimentale e moderna.
Dalle definizioni di “conservazione dello spirito” alla concezione della memoria “basata sul ricordo”, formulata da personalità come Thomas Hobbes o Immanuel Kant tra gli altri.
Senza dimenticare Hegel, che considerava la memoria pensiero esteriorizzato. E poi Spinoza e la sua concezione della concatenazione delle idee. Oppure uno degli ispiratori della psicologia moderna: David Hume. Con la sua teoria sul meccanismo associativo.
Memoria implicita ed esplicita: a cosa servono nella vita e nello studio
Ma le distinzioni non sono finite quando abbiamo parlato di breve e lungo termine. Riprendiamo dunque da dove avevamo lasciato.
In particolare, la memoria a lungo termine si suddivide a sua volta in:
- Memoria dichiarativa o esplicita;
- Memoria procedurale o implicita.
Grazie alla prima siamo in grado ricordare in maniera volontaria (e quindi esplicita) il nome di cose, persone e luoghi. Essa contiene informazioni derivate da fatti o situazioni che ci sono capitate durante la vita, ma anche quelle relative al nostro bagaglio personale generale.
Comprende in sé, dunque, anche la memoria episodica, semantica ed emozionale.
Per merito della memoria procedurale non consapevole, invece, siamo in grado di compiere azioni che, come accennavamo all’inizio, forse diamo per scontate.
Ogni volta che leggiamo o che guidiamo, ad esempio, non dobbiamo ricominciare da capo a capire come si fa. Se siamo in grado di farlo in maniera automatica, quindi procedurale, è proprio perché quando abbiamo imparato a farlo lo abbiamo immagazzinato attraverso la memoria implicita.
Come può esserti utile tutto questo nello studio?
Semplice e presto detto: hai fatto caso se hai o meno una certa predisposizione nell’acquisire tecniche che fanno ricorso alla memoria implicita?
Nel caso di risposta affermativa, prova a studiare l’orale abbinandolo a qualcosa di pratico: un gesto del corpo o una evidenziatura particolare ad esempio. Magari lo fai già senza accorgertene: la memoria procedurale, infatti, trae spunto da esperienze non coscienti e né verbalizzabili.
Gli apprendimenti principali da cui essa è collegata sono:
- La capacità di riconoscere un determinato oggetto grazie ad una precedente esposizione;
- Esperienze motorie e cognitive;
- La memoria emotiva ed affettiva.
In particolare la memoria implicita è predominante nel bambino fino 2 anni circa. Questo è dovuto al fatto che a quell’età i sistemi di memoria esplicita, non hanno ancora raggiunto la loro piena maturità.
L’importanza della memoria implicita nello sviluppo dei bambini
La memoria implicita assume un ruolo fondamentale nello sviluppo della mente infantile. Dalla quale scaturisce poi anche la personalità di un soggetto. In quanto costituisce un deposito di esperienze non coscienti e non verbalizzabili, che hanno origine nei primi periodi preverbali e presimbolici della vita. Momenti talmente significatici che possono indirizzare l’inconscio dell’individuo.
Ecco perché esistono moderni studi legati alle neuroscienze e alla psicanalisi che cercano di localizzare, all’interno della memoria implicita, gli elementi influenzati da affetti e sentimenti inconsci.
Alcuni di questi studi avrebbero anche identificato i probabili archivi della memoria procedurale. Questo sarebbe testimoniata dall’assenza di attività onirica in pazienti che hanno subito lesioni corticali associative parieto-occipitali. Proprio quell’area sarebbe quindi la cassaforte della memoria implicita.