Cosa fare dopo la laurea in Giurisprudenza: ciò che non ti hanno mai detto

Sei in procinto di concludere il tuo percorso di studi e ti stai chiedendo cosa fare dopo la laurea in Giurisprudenza?

Oppure stai per iscriverti all’Università e devi scegliere la Facoltà più adatta a te?

Nel primo caso, a rigor di logica, dovresti già avere le idee più chiare, avendo seguito tutto il corso, sostenuto gli esami e probabilmente anche preparato la tua tesi sperimentale giurisprudenza o compilativa che sia. Ma forse non hai ancora deciso se diventare avvocato, magistrato, notaio o altro.

Se invece sei alle prime armi, devi sapere che questo è un corso di studi della durata di 5 anni, per cui chi si iscrive deve mettere in conto di laurearsi tardi. Ma non più di un qualsiasi altro corso che preveda un 3+2 suddiviso in laurea triennale e magistrale. Nulla di preoccupante da temere dunque, da questo punto di vista.

Inoltre, specialmente se propenderai per sbocchi lavorativi alternativi, sappi che esiste anche la possibilità di perfezionare ulteriormente gli studi attraverso degli interessanti master dopo giurisprudenza. Si tratta, per altro, dei alcuni tra le specializzazioni più spendibili nel mercato del lavoro.

Laurea in Giurisprudenza: e poi?

In ogni caso, qualunque sia l’origine del tuo problema, che tu sia un laureando o una laureanda in giurisprudenza, piuttosto che un neo diplomato, in questo articolo di aiuteremo a rispondere alla domanda che ti stai ponendo: cosa fare dopo giurisprudenza? Scopriamo insieme nei paragrafi successivi, cercando anche di smascherare falsi miti e raccontarti cosa non ti hanno mai detto di giurisprudenza.

Miti da sfatare su Giurisprudenza

Ed ecco che prima di rispondere alla domanda di cosa fare dopo la laurea in giurisprudenza, proviamo a fare chiarezza su alcuni luoghi comuni e leggende metropolitane. In particolare sugli avvocati.

  1. «È tutto un gioco di memoria»

    Certamente la memoria procedurale aiuta, ma se pensi che conti solo imparare qualche leggina a pappagallo sei fuori strada. Per quello ci sono i codici a disposizione in tutti gli studi legali. Ciò che questi non possono trasmetterti però è la ratio che si cela dietro le norme e in che modo cercarle o interpretarle;

  2. «La parlantina salva»

    Sarà, ma non è tutto. Anzi, il livello della concorrenza è alto e saper parlare tanto, ma senza avere i giusti contenuti, serve a ben poco. Specialmente se si ha davanti giudici preparati che padroneggiano la materia e sanno valutare il tuo impianto accusatorio o difensivo;

  3. «Chi viene dal liceo Classico è avanti»

    Altra mezza verità, ma quindi non assoluta allo stesso tempo. Anzi: sicuramente a giurisprudenza c’è molto latino, ma questo lo si studia anche in altri licei e, soprattutto, non è al centro del ciclo di studi, che richiede una preparazione multidisciplinare, buona testa e logica. Se possiedi queste qualità, allora si che sei in vantaggio.

Fatta questa parentesi, a tratti simpatica, ma utile soprattutto alle matricole, passiamo a parlare del lavoro giurisprudenza. Cioè quali professioni si possono svolgere con una laurea in questo ambito.

Perché e come diventare avvocato

La prima cosa fare dopo la laurea in giurisprudenza che viene naturalmente in mente è l’avvocato.

Un avvocato è un professionista che può svolgere, a favore di una parte, diverse responsabilità quali:

  1. Attività di assistenza;
  2. Consulenza giuridica;
  3. Rappresentanza legale.

Per accedere alla professione di avvocato, però, non basta completare il percorso di studi.  Cosa fare dopo la laurea in giurisprudenza, allora, per diventare avvocato a tutti gli effetti? ecco la risposta:

  1. Svolgere pratica forense per due anni presso uno studio legale (uno se frequenti o hai frequentato anche una scuola di specializzazione);
  2. Sostenere l’esame di Stato per l’iscrizione agli albi degli avvocati, presso la sede di Corte d’appello del distretto in cui hai effettuato la pratica.

Nello specifico, l’esame prevede sia prove scritte che orali.

Laurea in Giurisprudenza: concorsi per diventare Magistrato

laureanda in giurisprudenzaUn’altra risposta naturale a cosa fare dopo la laurea in giurisprudenza porta dritta al ruolo del magistrato.

Il magistrato è il titolare della funzione pubblica dell’amministrazione della giustizia. Colui il quale spettano compiti di interpretazione e applicazione di leggi, oltre che di risolvere controversie. Nello specifico, il termine definisce funzionari investiti delle funzioni di giudice e, in certi ordinamenti, di pubblico ministero. Per quanto riguarda l’Italia, descrive anche alcuni uffici della pubblica amministrazione.

Ma come diventare magistrato? Attraverso il concorso pubblico da uditore giudiziario, per essere ammesso al quale devi possedere i seguenti requisiti:

  1. Essere cittadino italiano;
  2. Avere l’esercizio dei diritti civili;
  3. Essere di condotta incensurabile;
  4. Essere fisicamente idoneo all’impiego a cui aspiri;
  5. Avere una posizione regolare nei confronti del servizio di leva al quale sei stato eventualmente chiamato;
  6. Non essere stato dichiarato per tre volte non idoneo nel concorso per esami alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda;
  7. Rientrare, senza possibilità di cumulare le anzianità di servizio previste come necessarie nelle singole ipotesi, in una delle categorie espresse nel decreto di riferimento. Per l’anno 2017, ad esempio, si tratta del decreto 31 maggio 2017 (Gazzetta – serie Concorsi – 5 settembre 2017, n. 67);
  8. Essere in regola con il pagamento del diritto di segreteria;
  9. Essere in possesso degli altri requisiti richiesti dalle leggi vigenti.

Generalmente tutti i requisiti devono essere posseduti entro il termine di 30 giorni decorrenti dalla data di pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica – 4ª serie speciale, concorsi ed esami.

Giurisprudenza sbocchi alternativi

Ti starai chiedendo: e se dopo giurisprudenza non voglio fare l’avvocato o il magistrato?

A questo proposito, devi sapere che esistono anche lavori alternativi, ma ugualmente compatibili con il cosa fare dopo la laurea in giurisprudenza. Cinque in particolare:

  1. Notaio;
  2. Insegnante;
  3. Esperto legale in imprese;
  4. Esperto legale in enti pubblici;
  5. Alta dirigenza pubblica e privata;
  6. Criminologo.

Il notaio, è quel soggetto al quale viene riservata la funzione di garantire la validità dei contratti e dei negozi giuridici. Esso esercita questa sua funzione attribuendo pubblica fede agli atti e sottoscrizioni apposte alla sua presenza.

Anche per diventare notaio occorre superare un concorso pubblico nazionale bandito dal Ministero della Giustizia. Ma prima di potervi accedere è necessario svolgere almeno due anni di praticantato presso uno studio notarile.

Se invece sei interessato a capire con la laurea di giurisprudenza cosa fare per insegnare, devi sapere che potresti accedere alla classe di concorso per insegnare Scienze Giuridico-Economiche nelle Scuole Secondarie di II grado.

E poi ci sono anche per giurisprudenza sbocchi in criminologia, magari specializzandosi attraverso un master in sicurezza nel mondo contemporaneo.

Infine, ma non per importanza, ci sono anche le possibilità di trovare incarichi di alta dirigenza o come esperto legale, sia nel pubblico che nel privato. E, sopratutto in quest’ultimo settore, non sono da sottovalutare con la laurea in giurisprudenza sbocchi all’estero. Non sono pochi, infatti, i giovani italiani che emigrano all’estero assunti da multinazionali proprio come giuristi d’impresa o esperti di diritto italiano.

E con questo eccoci giunti alla conclusione della nostra guida su cosa fare dopo la laurea in giurisprudenza e su cosa non ti hanno mai raccontato in merito. Adesso hai più chiaro che lavoro fare?


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